venerdì 30 aprile 2010

"Bruciare" libri


Bruciare libri come un mucchio di spazzatura.
Lunedì bruciamo Machiavelli, martedì Ariosto... sabato Dante!
E con loro bruciamo anche la libertà di pensiero.
I nostri studenti ne sarebbero veramente felici!
"Benvenuti tutti nella grande famiglia"!

5 commenti:

  1. Una sroriella che spesso mi piace raccontare ai miei ragazzi. I chassidim, mistici ebraici, nutrivano un rispetto straordinario per i libri (altro che bruciarli!). Loro li conservavano e tramandavano di padre in figlio fin quando le pagine non ne risultavano completamente logore. Solo a quel punto il libro veniva sottratto al mondo e seppellito (nel senso reale del termine) con apposita funzione religiosa!

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  2. Bruciare i libri è un ingiustizia nei confronti di tutta la gente.
    Secondo me loro abituati ha bruciaare tutti i liri a montagna non avevano conto dei dispiaceri che provocavano alla gente che amavano legere...

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  3. Bruciare libri significa bruciare l'anima di chi ha scritto quel libro e di coloro che sono stati colpiti dal leggerlo.

    Coloro che non sanno cosa significa leggere un libro che ti appassiona, ti coinvolge e ti da molte sensazioni diverse le une dalle altre, non potrà mai comprendere ciò che lega i lettori agli autori.

    Una sensazione meravigliosa. Ma in realtà provo solo compassione per coloro che non provano e non capiscono questa sensazione meravigliosa. Solo compassione. Non sanno cosa si perdono.

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  4. Più che compassione per chi non legge provo dispiacere. Mi fa tristezza pensare che nessuno gli abbia insegnato il mestiere del lettore. Forse non hanno avuto una mamma che da bambini leggesse per loro le fiabe. Mi ricordo la mia che lo faceva sempre, durante le sere d'inverno davanti al camino o nei pomeriggi d'estate. E che festa compare un nuovo libro. Mia madre ci portava in un'edicolo affollata e comprava sempre due fiabe per voltam, una per me, l'altra per mia sorella: Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Il gatto con gli stivali...e la mia preferita, Il principe che imparò a sorridere.

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